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Ha un malore, va al Pronto Soccorso ma viene dimessa, dopo qualche ora muore, si chiamava Anna e aveva 33 anni

Anna Da Vià, una donna di 33 anni che ha perso la vita in circostanze tragiche e inattese. Anna, non sentendosi bene, si è recata al pronto soccorso domenica 8 ottobre, un luogo dove ci si aspetta cure e sostegno. Dopo essere stata sottoposta ad osservazione breve intensiva a causa dei sintomi generati da una sua malattia conosciuta, Anna è stata dimessa la mattina successiva, lunedì 9 ottobre, con la rassicurazione che i sintomi critici erano stati risolti.

Il malore inatteso

Tuttavia, la tranquillità è durata poco. Lo stesso giorno delle dimissioni, nel tardo pomeriggio, la situazione di Anna è drasticamente peggiorata. La Centrale del servizio di urgenza ed emergenza medica (Suem) ha ricevuto una chiamata di emergenza alle 18.14. Anna stava accusando un grave malore, caratterizzato da difficoltà respiratorie e vomito. In pochi minuti, alle 18.24, un’ambulanza con un infermiere è arrivata per prestare soccorso, evidenziando la rapidità della risposta dell’emergenza medica.

Una corsa contro il tempo

Nonostante fosse stata stabilizzata, la gravità della situazione ha reso necessario il trasporto urgente di Anna al Pronto Soccorso di Belluno via elicottero. Durante il volo, i parametri vitali di Anna sono rimasti nella norma, offrendo un barlume di speranza che la situazione potesse essere contenuta e gestita efficacemente. Ma il destino ha preso una svolta devastante.

Un destino crudele

A un minuto dall’atterraggio, Anna è andata in arresto cardiaco. La rianimazione cardiopolmonare è iniziata immediatamente nell’elicottero e si è proseguita freneticamente al pronto soccorso. Tuttavia, nonostante gli sforzi eroici del team medico, Anna Da Vià non è sopravvissuta. Una vita interrotta in modo improvviso e shockante, lasciando dietro di sé una scia di domande, angoscia e un profondo dolore.

Riflessioni e domande

La scomparsa tragica di Anna solleva interrogativi critici sulla natura della sua malattia, la qualità delle cure ricevute e le decisioni prese durante le cruciali ore che hanno preceduto la sua morte. Mentre la comunità piange la perdita di una delle proprie figlie, emergono domande inquietanti che richiedono risposte. La tragedia di Anna diventa un monito sulla fragilità della vita e sulle sfide incombenti nel sistema sanitario, dove ogni decisione, ogni azione, può avere conseguenze di vita o di morte. In questa oscura nube di dolore e incertezza, la ricerca di chiarezza e verità diventa imperativa, un dovere sacro verso la memoria di Anna e verso tutti coloro che cercano cure nel momento del bisogno.