Alessia Pifferi, la madre che aveva lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi, in carcere è stata aggredita e insultata dalle altre detenute
Pifferi, accusata di omicidio, è aggredita in carcere. Picozzi e un’amica riflettono sulla natura del suo crimine.
Alessia Pifferi, accusata dell’omicidio della sua piccola Diana di 18 mesi, ha subito un’aggressione in carcere. Le altre detenute, spinte da una rabbia feroce, l’hanno insultata e sputata. Il criminologo Massimo Picozzi si è detto sorpreso per l’accaduto. «“Un tempo c’era questa attenzione per una categoria di criminali che erano oggetto di particolare violenza da parte di altri detenuti. Poi col tempo si è perduto”», ha dichiarato, collegando l’aggressività al macabro crimine che ha scosso tutti.
Picozzi e l’impatto del delitto
Il delitto ha colpito profondamente non solo l’opinione pubblica, ma anche le detenute. Picozzi suggerisce che la natura odiosa del crimine ha toccato anche coloro che sono già stati induriti dalla vita. Pifferi è accusata di aver lasciato morire di stenti la piccola Diana, abbandonata in casa mentre lei trascorreva sei giorni con il suo compagno Angelo Mario a Leffe. «“Evidentemente questo è un crimine che ha colpito tutti”», riflette Picozzi.
Testimonianza di un’amica
Un’amica di Pifferi, intervistata da Quarto Grado, esprime incredulità e orrore per le azioni della donna. Secondo l’amica, Alessia non soffre di disturbi psichici, ma è diabolica e manipolatrice. «“Lei vuole farsi passare come pazza ma non lo è”», sostiene l’amica, sottolineando la sua capacità di “ribaltare la frittata” e deviare la colpa. Rifiuta categoricamente la possibilità che Pifferi possa essere mentalmente instabile.
Riflessioni sulla colpevolezza
L’accusa ad Alessia Pifferi mette in luce un atto inimmaginabile e terribile. Il dolore e l’indignazione permeano la società, riflettendo la profonda tristezza per la perdita innocente di una vita giovane. La reazione delle detenute e le parole dell’amica evidenziano la diffidenza e l’ira pubblica nei confronti di Alessia, il cui destino legale è ancora incerto, ma moralmente è già sotto scrutinio e condanna.