Roma, malata terminale uccisa da un’iniezione letale, indagato il marito che si difende “Voleva solamente essere libera di morire”
Un caso romano di eutanasia riaccende il dibattito sulla morte dignitosa; imprenditore e medico sotto processo per “omicidio volontario aggravato”.
Un caso controverso ha scosso l’Italia: una donna affetta da una forma incurabile di tumore desiderava porre fine alle sue sofferenze attraverso la morte dignitosa. Questa tragica storia prende vita nel cuore di Roma, dove la malata, assistita da suo marito e un medico, ha deciso di terminare il suo dolore. “Voleva ‘solamente’ essere libera di morire,” ma la legge italiana ha sollevato dubbi e controversie sull’etica e la legalità di tale decisione.
La Richiesta d’aiuto
La donna aveva espresso il desiderio di una morte dignitosa al suo marito, un imprenditore di 52 anni, e a un medico di guardia in un Istituto della Capitale. Il marito e il medico sono ora sotto processo per “omicidio volontario aggravato,” un reato contestato dalla procura di Roma. Sono accusati di aver somministrato una dose letale di cloruro di potassio alla donna il 13 gennaio del 2019. “È il reato che la procura di Roma contesta ai due che hanno assistito la donna.”
Le circostanze aggravanti
Tre circostanze aggravanti gravano sugli imputati: l’abuso delle condizioni della donna, l’abuso dei poteri del medico e l’omicidio commesso attraverso l’uso di sostanze con “effetto venefico.” L’udienza preliminare è prevista per il 10 novembre, e il paese attende con ansia il verdetto, che potrebbe avere ripercussioni significative sulla discussione nazionale relativa al diritto alla morte dignitosa.