La tragedia che ha provocato la morte di 14 persone a Stresa sulla funivia si è concluso in un modo terribile, la causa è la responsabilità del manovratore, Gabriele Tadini di 64 anni, che ha probabilmente sottovalutato l’importanza della manutenzione che non veniva fatta da troppo tempo.
Ora il Tadini si trova in carcere, in isolamento, a Verbania dove ha dichiarato: “La funivia continuava a funzionare a singhiozzo, ma mai avrei pensato che la cima si spezzasse”.
E poi ha aggiunto: “Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso e faccio i conti con Dio”.
Gabriele Tadini che era diventato responsabile del funzionamento della funivia, ha ammesso di essere stato lui a manomettere il freno d’emergenza con il “forchettone”.
Lui ha spiegato: “L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione”.
Poi ha concluso: si è trattato di ” … un incidente che non capita neppure una volta su un milione … Tenere i freni scollegati permetteva alla funivia di girare. Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse”.
E poi, ancora: “Era in buone condizioni: non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione”.
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