Massimo Segre, in risposta alle accuse della sua ex Seymandi, presenta la sua versione dei fatti attraverso una lettera pubblicata su La Stampa.
Dopo lo scandalo che ha scosso il party di annuncio delle nozze, Massimo Segre ha scelto di far sentire la sua voce. Mentre è in corso un’istruttoria dal Garante per la Privacy e di fronte alle dure parole della sua ex compagna, Seymandi, che ha parlato di una “pagliacciata di una violenza sessista inaudita”, Segre ha deciso di prendere carta e penna, inviando una lettera a La Stampa. L’essenza del suo pensiero è: “Non vi è violenza ad affermare la verità pubblicamente. Raccontare che la signora Seymandi prima ancora di sposarmi, intesseva altre relazioni sentimentali non è violenza: è un fatto che – se la relazione fosse stata quella di una coppia aperta – non sarebbe stato preclusivo al nostro matrimonio”.
Tornando indietro di tre anni, Segre ricorda il momento in cui ha proposto a Cristina, infilando “al dito di Cristina lo zaffiro di mia madre, chiedendole di sposarmi e ottenendone l’assenso”. Per lui, quel gesto aveva un significato profondo e reciproco, come sottolinea: “Così intendevamo entrambi impostare la nostra relazione e il nostro matrimonio – Questo era il patto suggellato indossando l’anello della mia famiglia. Cristina non solo ne era totalmente consapevole e consenziente, ma lo pretendeva”.
In merito alla controversia sul video, Segre chiarisce che non ha avuto alcuna parte nella sua diffusione. Tuttavia, non risparmia accuse nei confronti di Seymandi, dichiarando che è “talmente abile nel raccontare una propria visione della realtà che dovevo assolutamente preservare la mia reputazione, il dono più grande lasciatomi dai miei genitori”.
Dopo tutto ciò che è successo, Segre riflette su ciò che ha imparato, sottolineando l’importanza di trasmettere messaggi pertinenti, come la “bonifica dall’amianto dell’ex grattacielo Rai che una mia società sta portando avanti” piuttosto che storie personali. Infine, afferma di rispettare le opinioni altrui e sottolinea il suo impegno per la parità di genere, citando l’esempio di sua madre, pioniera nel mondo bancario italiano: “Mia mamma fu la prima presidente donna di una banca quotata in Italia. E mi ha insegnato che le persone si giudicano per le loro qualità, non per il loro sesso”.
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