Il rinvenimento di un capodoglio spiaggiato sulla riva di Nogales a La Palma ha lasciato molte domande senza risposta. Dopo un mese di analisi, i veterinari dell’Istituto universitario di Salute animale e Sicurezza alimentare locale hanno finalmente trovato la causa del decesso del cetaceo: una pietra d’ambra grigia del diametro di 60 centimetri e dal peso di nove chili era rimasta incastrata nell’intestino del capodoglio. L’ostruzione del transito intestinale causata dalla pietra ha comportato uno shock tossico che ha ucciso l’animale.
Ma non è solo la morte del capodoglio a suscitare grande curiosità: la pietra d’ambra trovata nell’intestino del cetaceo varrebbe ben 500mila euro. Si tratterebbe di una secrezione biliare indurita molto simile a un calcolo renale, ma con un alto valore nel settore dei profumi. Quest’ultimo dettaglio potrebbe fornire un’esplicazione alla presenza della pietra nel sistema digestivo del capodoglio: sembrerebbe infatti plausibile che il cetaceo avesse ingerito la pietra cercando cibo.
Il valore economico della pietra d’ambra grigia trovata nell’intestino del capodoglio, tuttavia, non rende giustizia alla tragica fine del cetaceo. L’incidente è un altro triste esempio di come l’azione dell’uomo possa portare alla morte degli animali: molto spesso, infatti, il consumo sconsiderato di risorse naturali comporta un impatto ambientale che pesa sui nostri eco-sistemi e sulle specie che li popolano.
La maledizione dell’ambra, come è stata definita questa vicenda, ci ricorda l’importanza di rispettare la natura e di adottare pratiche ecosostenibili. Solo così potremo salvare gli animali che popolano il nostro pianeta e proteggere il nostro stesso futuro.