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Bimbo di sei anni, picchiato ridotto in fin di vita dal compagno della madre, in ospedale costretto a mentire

Un bambino di soli sei anni è stato vittima di violenze sistematiche da parte del suo patrigno, che hanno portato all’arresto dell’uomo con l’accusa di tentato omicidio. Le agghiaccianti violenze subite dal piccolo sono state descritte in dettaglio in una sentenza di 36 pagine emessa dal giudice che ha valutato il caso.

Le crudeltà inflitte al bambino e alla madre si sono protratte per oltre un anno, dal 2021 al 2022, durante il quale il patrigno ha tormentato il corpo del piccolo senza preoccuparsi delle conseguenze.

Nonostante le evidenti sofferenze del bambino, il responsabile delle violenze ha evitato di portarlo al pronto soccorso, minimizzando e nascondendo i maltrattamenti inflitti.

Solo dopo un episodio quasi mortale, le violenze sono state finalmente denunciate. Il 14 gennaio dell’anno scorso, la madre tornando dal lavoro ha trovato il figlio a letto, in preda al dolore e incapace di alzarsi. Il patrigno lo aveva colpito ripetutamente nello stomaco perché aveva vomitato in auto. Solo grazie alla prontezza di riflessi della madre e all’intervento chirurgico tempestivo, la vita del bambino è stata salvata.

Il giudice ha evidenziato che la madre, terrorizzata dal compagno, ha inizialmente mentito ai medici, affermando che il bambino fosse caduto dalle scale. Le intercettazioni ambientali avvenute in ospedale hanno rivelato come la madre facesse continue pressioni sul figlio perché mentisse sulle violenze subite, dicendo che era caduta accidentalmente e che il patrigno fosse una persona brava.

Anche il patrigno, durante una videochiamata, ha manipolato il ragazzino minacciando che se avesse parlato, sarebbe stato portato via e non avrebbe più visto né la madre né la nonna. Ha cercato di convincerlo promettendogli regali e gite, a condizione che non rivelasse le violenze subite: “Vengo e ti porto i giochi… Ti prometto che non lo faccio mai più… appena esci vai da nonna, vai al mare”.

Una psicologa, che ha avuto modo di colloquiare con il bambino, ha espresso dubbi sulla versione degli eventi fornita dal piccolo. Nella relazione, ha evidenziato che il bambino appariva “annichilito” e non reagiva alle stimolazioni dolorose o frustranti nonostante il dolore e il pianto. Successivamente, il bambino si è aperto alla psicologa, raccontando di essere stato oggetto di pugni e punizioni come docce fredde.

Le maestre della scuola frequentata dal bambino hanno notato segnali preoccupanti, tra cui lividi, comportamento rinunciatario e spaventato, abbigliamento inadeguato e, negli ultimi tempi, gli occhi che si chiudevano improvvisamente: “Si addormentava di continuo”. Anche la zia del bambino ha riferito di aver sentito il piccolo dire: “Devo mangiare tanti spinaci, così diventerò più forte di lui e potrò dargli un pugno”.

Il giudice, nella sua sentenza, ha evidenziato che si tratta di molteplici episodi di violenze fisiche e psicologiche perpetrati contro la madre e il bambino da parte di un individuo con una personalità violenta e autoritaria. Il percorso di violenza ha avuto conseguenze drammatiche sulla vittima, il minore, che è sfiorato la morte nell’ultimo episodio.

Nonostante il tentativo di omicidio non sia avvenuto a causa di circostanze al di fuori del controllo dell’autore, il suo comportamento è stato ritenuto estremamente pericoloso e criminale.