Il tragico caso del neonato trovato morto nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista di Bari, avvenuto il 2 gennaio, continua a sollevare interrogativi e preoccupazioni. Le indagini in corso hanno messo in luce importanti dettagli riguardanti la funzionalità del materassino, o “tappetino”, utilizzato per attivare l’allarme in caso di deposito di un neonato.
Secondo la consulenza tecnica depositata dalla Procura di Bari, il materassino non sarebbe stato idoneo a svolgere la sua funzione principale, ovvero quella di rilevare il peso di un neonato e inviare un allerta al cellulare del parroco, don Antonio Ruccia. Questo malfunzionamento del sistema ha portato alla mancanza di un intervento tempestivo, che avrebbe potuto salvare la vita del piccolo. La consulenza ha evidenziato che i sensori del tappetino non erano funzionanti, impedendo quindi la chiamata al parroco al momento del deposito del neonato, che, secondo i risultati preliminari dell’autopsia, sarebbe morto per ipotermia.
Problemi di funzionamento e condizioni inadeguate
Oltre ai problemi di funzionamento del materassino, un altro aspetto critico è emerso riguardo al climatizzatore della stanza, il quale, invece di riscaldare l’ambiente, emetteva aria fredda. Tale situazione ha contribuito a creare un contesto inadeguato per la sicurezza del neonato. Questi elementi hanno confermato le preoccupazioni iniziali riguardo alla mancanza di condizioni adeguate per la culla termica, che avrebbe dovuto garantire un ambiente sicuro per i neonati abbandonati.
È interessante notare che, nonostante i problemi riscontrati, nel 2020 e nel 2023 due neonati erano stati salvati grazie al regolare funzionamento dell’allarme. Questo solleva interrogativi su come un sistema che ha dimostrato di funzionare in altre occasioni possa aver fallito così tragicamente in questo caso specifico. Le indagini proseguono e gli inquirenti stanno cercando di comprendere se vi siano stati errori sistematici nell’uso e nella manutenzione della culla termica.
Inchiesta e responsabilità
La Procura di Bari, guidata dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, ha avviato un’inchiesta per abbandono di minori a carico di ignoti e per omicidio colposo a carico del parroco e del tecnico Vincenzo Nanocchio, che nel 2014 installò la culla e che, recentemente, aveva sostituito l’alimentatore a causa di alcuni blackout che avevano colpito la chiesa. Questi eventi mettono in luce la necessità di una maggiore attenzione e responsabilità nella gestione di strutture che si occupano della sicurezza dei neonati.
In un ulteriore sviluppo, è emerso che non esisteva un protocollo ufficiale tra la chiesa e il reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari, contrariamente a quanto affermato in precedenza dalla parrocchia. Sul sito web della parrocchia, infatti, si leggeva che l’allerta sarebbe stata inviata direttamente all’ospedale, dove il reparto di Neonatologia avrebbe gestito l’emergenza. Tuttavia, il direttore generale del Policlinico, Antonio Sanguedolce, ha smentito l’esistenza di tali accordi, sottolineando la mancanza di comunicazione formale tra le due istituzioni.
La necessità di misure preventive
Questa situazione ha sollevato interrogativi sulla responsabilità e sulla gestione delle emergenze relative ai neonati abbandonati. La culla termica, concepita come un rifugio sicuro per i neonati in difficoltà, non può permettersi di avere falle nel sistema che possano mettere a repentaglio la vita di un bambino. La mancanza di un protocollo chiaro e di comunicazioni efficaci tra le istituzioni coinvolte evidenzia una lacuna che deve essere affrontata per evitare che simili tragedie possano ripetersi in futuro.
Il neonato, tragicamente ribattezzato “Angelo” dal sindaco di Bari, Vito Leccese, è ora sepolto presso il cimitero di Bari, diventando un simbolo della vulnerabilità dei neonati abbandonati e della necessità di garantire loro protezione e sicurezza. La comunità cittadina è rimasta profondamente colpita dall’accaduto, e molti esprimono la loro indignazione per quanto avvenuto, chiedendo che vengano adottate misure più rigorose per la sicurezza delle culle termiche e una maggiore responsabilità da parte di coloro che gestiscono tali strutture.
Il caso ha suscitato un acceso dibattito pubblico, con molti cittadini e associazioni che si mobilitano per chiedere un cambiamento. Si auspica che le indagini portino a risultati concreti e che si possano stabilire misure preventive per garantire che ogni neonato abbandonato possa ricevere le cure e l’assistenza necessarie. La tragedia di Bari deve servire da monito per l’intera società, affinché si lavori insieme per proteggere i più vulnerabili.