La situazione delle bonifiche a Taranto è diventata sempre più preoccupante, con solo lo 0,1% del Sito di Interesse Nazionale (S.I.N) di 4383 ettari effettivamente bonificato. Questo lento progresso è il risultato di ritardi e promesse non mantenute, che continuano a gravare su un territorio già in crisi. Le conseguenze di un’inadeguata bonifica si ripercuotono sulla salute della popolazione, con un aumento delle malattie respiratorie e dei tumori, come evidenziato da un report di Legambiente.
L’appello delle associazioni
Le associazioni come Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera hanno deciso di intervenire, denunciando il “mancato risanamento del territorio” durante la campagna nazionale “Ecogiustizia: in nome del popolo inquinato”. In questo contesto, è stato organizzato un flash mob davanti al Mar Piccolo, simbolo della crisi ambientale della città. Nonostante le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente del 2005, non sono stati effettuati interventi significativi per il risanamento ambientale, rappresentando un fallimento nella tutela della salute pubblica.
La situazione attuale
Le difficoltà sono amplificate dai fondi destinati alle bonifiche, che risultano bloccati, negando ai cittadini i diritti fondamentali a un ambiente salubre. Le associazioni hanno quindi chiesto una mobilitazione collettiva per sollecitare le istituzioni a intervenire in modo urgente. Durante un’assemblea pubblica al quartiere Tamburi, i rappresentanti delle associazioni e i cittadini hanno sottoscritto un patto di comunità per l’ecogiustizia, con l’obiettivo di:
- Monitorare lo stato della bonifica.
- Sollecitare interventi urgenti da parte delle istituzioni.
- Promuovere idee per uno sviluppo sostenibile del territorio.
L’importanza dell’azione collettiva
Durante l’assemblea è intervenuto il commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, Vito Felice Uricchio, evidenziando la necessità di un patto che richieda una rapida bonifica del Mar Piccolo e delle aree escluse. È cruciale completare le indagini nelle aree del S.I.N. e accelerare le conferenze dei servizi. La richiesta di sblocco dei fondi CIS già stanziati per le bonifiche è stata posta come priorità assoluta, poiché le risorse economiche devono essere utilizzate efficacemente per garantire un vero risanamento del territorio.
Nonostante le difficoltà, le associazioni continuano a lavorare instancabilmente. Solo attraverso un’azione collettiva e una forte pressione sulle istituzioni sarà possibile avviare un processo di bonifica che restituisca dignità e salute alla comunità tarantina. La lotta per l’ecogiustizia è solo all’inizio, ma la determinazione della popolazione potrebbe essere la chiave per un cambiamento reale e duraturo.