L’Alzheimer, uno dei mali peggiori dei nostri tempi. Ma una categoria di lavoratori sarebbe più immune. Ecco perché
Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal (BMJ) ha evidenziato come i tassisti e gli autisti, la cui professione richiede una costante elaborazione spaziale e navigazione, hanno un rischio di mortalità attribuibile al morbo di Alzheimer significativamente inferiore rispetto ad altre occupazioni. Quali sono le motivazioni di questo esito? Esploriamole insieme.
Gli studiosi hanno analizzato i dati del National Vital Statistics System , che registra i decessi negli Stati Uniti, esaminando 443 occupazioni tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2022. Delle 8,9 milioni di persone decedute, il 3,88% ( 348.328) aveva il morbo di Alzheimer riportato come causa di morte. Tuttavia, tra i tassisti solo l’1,03% (171 su 16.658) e tra gli autisti di ambulanze lo 0,74% (10 su 1.348) avevano questa patologia elencata tra le cause di decesso.
Dopo un’attenta analisi e un aggiustamento dei dati, è emerso che i tassisti e gli autisti delle ambulanze mantenevano la percentuale più basse di decessi legati all’Alzheimer rispetto a tutte le altre professioni esaminate.
Perché questi risultati?
Secondo gli esperti, tra cui ricercatori di prestigiose istituzioni come Harvard Medical School e Massachusetts General Hospital, il segreto potrebbe risiedere nell’ippocampo, una regione del cervello cruciale per la memoria e la navigazione spaziale. Studi precedenti, come quello condotto sui tassisti di Londra, avevano dimostrato che l’uso intensivo di abilità spaziali può favorire miglioramenti funzionali nell’ippocampo.
L’Alzheimer, d’altro canto, è associato a un’atrofia accelerata proprio in questa regione del cervello. Gli autori ipotizzano che l’attività cognitiva richiesta da queste professioni possa esercitare un effetto protettivo contro l’insorgenza della malattia o rallentarne la progressione.
Questa tendenza non è stata osservata in altre professioni legate al trasporto, come gli autisti di camion o autobus, che non richiedono lo stesso livello di elaborazione in tempo spaziale reale. Inoltre, i risultati erano coerenti anche quando l’Alzheimer non era indicato come causa principale di morte, ma come fattore contribuente.
Gli studiosi sottolineano l’importanza di approfondire questi risultati, soprattutto in considerazione del fatto che i decessi attribuiti all’Alzheimer sono raddoppiati negli ultimi 30 anni e si prevede un ulteriore aumento con l’invecchiamento della popolazione. Questo studio suggerisce che mantenere il cervello attivo attraverso attività che stimolano la memoria spaziale e la navigazione potrebbe rappresentare una strategia promettente per ridurre il rischio di Alzheimer. Ulteriori ricerche potrebbero aiutare a comprendere meglio come queste attività possono essere integrate nella vita quotidiana di altre professioni e nella popolazione generale per promuovere una migliore salute cognitiva.