Le sigarette elettroniche, nate per ridurre il fumo, potrebbero causare una nuova generazione di dipendenza e malattie croniche nei prossimi decenni.
Le sigarette elettroniche, o e-cig, sono dispositivi elettronici che vaporizzano un liquido composto da nicotina, glicole propilenico, glicerina e aromi. Il vapore inalato riproduce l’esperienza del fumo tradizionale, eliminando il catrame ma introducendo altre sostanze potenzialmente dannose.
In Italia, l’uso delle e-cig è cresciuto rapidamente. Secondo l’ISTAT, gli utilizzatori sono passati da 800.000 nel 2014 a 1,5 milioni nel 2021, con una prevalenza nella fascia giovanile tra i 13 e i 15 anni. Il mercato del “vaping” vale oggi 759 milioni di euro, con un incremento annuo del 29%.
Le sigarette elettroniche non sono prive di pericoli. Gli ingredienti vaporizzati, come metalli pesanti e glicole propilenico, possono causare irritazioni alle vie respiratorie, riniti, asma e polmoniti lipidiche. Inoltre, a temperature elevate, rilasciano formaldeide, una sostanza cancerogena. Gli aromi, spesso utilizzati per rendere il prodotto più accattivante, possono generare sostanze tossiche che compromettono il sistema respiratorio.
I liquidi contenenti sali di nicotina creano una dipendenza fino a quattro volte superiore rispetto alle sigarette tradizionali, colpendo soprattutto i giovani. Studi recenti hanno rilevato mutazioni del DNA nei consumatori, aumentando il rischio di tumori ai polmoni.
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