I corpi senza vita di Susanna Recchia e della sua bambina sono stati trovati su un isolotto del fiume Piave. La comunità di Miane è sconvolta.
La vita di Susanna Recchia, 45 anni, è stata segnata da un terribile incidente stradale avvenuto il 29 settembre 2003. Quella notte, un blackout esteso aveva colpito l’Italia, e Treviso non fu risparmiata. Alla guida della sua auto, Recchia si scontrò violentemente con un’altra vettura all’incrocio di Castrette sulla statale Pontebbana, un noto punto critico della viabilità locale. Il semaforo era fuori uso, lasciando la zona nell’oscurità. L’incidente causò la morte della sua amica Patrizia Masutti. La Polstrada confermò successivamente che il malfunzionamento del semaforo, dovuto al blackout, contribuì in maniera decisiva allo scontro. Questo tragico evento segnò profondamente la vita di Susanna, lasciando una cicatrice che non si sarebbe mai del tutto rimarginata.
Di professione igienista dentale, Recchia aveva affrontato due relazioni fallite, da cui erano nati due figli. Da cinque anni aveva iniziato una nuova relazione con Mirko De Osti, un meccanico di Miane e titolare di un’officina locale. Dalla loro unione era nata una bambina, purtroppo affetta da epilessia. Tuttavia, dopo una serie di alti e bassi, due settimane prima del tragico evento, De Osti aveva deciso di interrompere la loro relazione, una decisione che aveva gettato Susanna in una spirale di dolore e disperazione.
Venerdì sera, sopraffatta dal peso delle sue sofferenze personali e dall’incapacità di vedere una via d’uscita, Susanna Recchia scrisse una lunga lettera di cinque pagine, in cui descriveva il suo stato di profondo malessere. Successivamente, decise di portare con sé la figlia e i suoi farmaci essenziali, caricandola in auto per recarsi lungo il Piave. Qui, su un isolotto del fiume, madre e figlia sono state trovate senza vita, segnando la fine di una storia segnata da dolori e difficoltà.
La notizia ha profondamente scosso la comunità di Miane, dove la donna era conosciuta per la sua forza nonostante le difficoltà. “Era una persona che cercava sempre di andare avanti, nonostante tutto,” ha commentato un’amica di famiglia. Tuttavia, il peso di anni di sofferenze personali e la condizione di salute della figlia hanno finito per prevalere.
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