Sangiuliano indagato: peculato e rivelazione di segreto d’ufficio legati al caso Boccia
L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma, con le accuse di peculato e rivelazione di segreto d’ufficio per il suo legame con l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia.
Le accuse e l’indagine della Procura
La Procura di Roma ha formalmente avviato un’indagine contro l’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Le accuse principali riguardano il reato di peculato, legato a presunti viaggi intrapresi dall’ex ministro insieme a Maria Rosaria Boccia, che non sarebbero stati giustificati da attività istituzionali. I pubblici ministeri stanno indagando sull’utilizzo di fondi pubblici per queste trasferte, nonché sull’uso di risorse statali come auto di servizio e scorte per persone non aventi diritto. Sangiuliano, dimessosi pochi giorni fa, ha dichiarato di non aver mai utilizzato denaro pubblico per scopi personali, ribadendo: “Non un euro pubblico è stato speso e lo dimostrerò carte alla mano.”
Le dimissioni e il coinvolgimento nel G7 di Pompei
L’indagine si concentra anche sul presunto reato di rivelazione di segreto d’ufficio, che deriva dalle affermazioni della stessa Boccia. Quest’ultima ha dichiarato di essere stata coinvolta in riunioni organizzative per il vertice del G7 a Pompei, nonostante non avesse un incarico ufficiale. Tali rivelazioni hanno spinto i magistrati a esaminare il possibile accesso a informazioni riservate da parte della consulente. A seguito di queste accuse, Sangiuliano ha rassegnato le sue “dimissioni irrevocabili”, mentre il fascicolo è stato trasferito al tribunale dei ministri, a causa della carica pubblica che egli ricopriva.
Indagini della Corte dei Conti
Oltre all’indagine penale, anche la Corte dei Conti del Lazio ha aperto un fascicolo per verificare l’eventuale danno erariale legato all’uso improprio di risorse pubbliche. L’indagine è coordinata dal procuratore regionale Paolo Rebecchi, che sta cercando di determinare se vi sia stato uno sfruttamento illecito di fondi statali, inclusi mezzi di trasporto e servizi di sicurezza. In risposta, Sangiuliano ha espresso fiducia nella giustizia, affermando: “Lieto che la Corte dei Conti possa accertare la correttezza dei miei comportamenti.”