Giada Zanola probabilmente era ancora viva quando l’ex fidanzato Andrea Favero l’ha gettata dal cavalcavia dell’autostrada A4 a Vigonza, Padova.
È molto probabile che Giada Zanola fosse ancora viva quando l’ex fidanzato Andrea Favero l’ha gettata dal cavalcavia dell’autostrada A4, a Vigonza (Padova). Questo è quanto emerso dall’autopsia condotta dal professor Claudio Terranova su richiesta del sostituto procuratore di Padova Giorgio Falcone. Dall’esame, eseguito venerdì scorso, non sono stati rilevati segni di strangolamento o ferite da arma da taglio sul corpo della donna. Tuttavia, è possibile che Favero l’abbia tramortita per poterla sollevare oltre la ringhiera del cavalcavia, che in quel punto è alta circa due metri.
In un’intervista al Corriere, Federica, la sorella di Giada, ha espresso la sua incredulità riguardo alla possibilità di un suicidio, affermando: “Al suicidio non avevo creduto sin dall’inizio. Non riuscivamo a renderci conto di nulla, il giorno dopo si parlava già di omicidio. Una notizia terribile. Mi fido degli investigatori. Solo loro ci possono aiutare a fare chiarezza. Di sicuro Giada non si sarebbe mai suicidata”. Federica ha anche sottolineato che, nonostante le nuove informazioni su Favero, la famiglia non aveva mai avuto sospetti su di lui: “Non ricordiamo episodi che ci hanno messo in allarme, non abbiamo mai sospettato di nulla, altrimenti saremmo andati subito a denunciare. Per noi Andrea era un ragazzo a posto”.
Le indagini della polizia continuano, e sono state raccolte testimonianze cruciali per ricostruire la vicenda. Da quando la relazione con Andrea Favero era in crisi, Giada aveva confidato alle amiche molte delle sue paure. Aveva parlato di violenze, continue liti e del timore che l’ex compagno potesse diffondere i suoi video intimi per ricattarla. Inoltre, Giada temeva che Favero potesse avvelenarla o drogarla a sua insaputa. Questi timori potrebbero essere confermati dagli esami tossicologici effettuati sui campioni prelevati durante l’autopsia, il cui esito è atteso tra circa un mese.
La polizia ha programmato una consulenza tecnico-informatica sul cellulare di Favero su richiesta del sostituto procuratore Giorgio Falcone, mentre il telefonino di Giada non è ancora stato trovato. La Procura attende i tabulati del traffico telefonico del numero di Giada nei giorni precedenti e successivi alla sua morte.
Le indagini della Squadra Mobile di Padova proseguono, e non è escluso che vengano nuovamente sentiti parenti e amici di Giada, incluso il suo nuovo compagno, con cui avrebbe dovuto iniziare a lavorare in un distributore di benzina pochi giorni fa. Andrea Favero rimane nel carcere Due Palazzi. Durante l’interrogatorio di garanzia di venerdì, ha scelto di non parlare, mantenendo il silenzio, sebbene in precedenza avesse fatto alcune ammissioni agli investigatori.
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