PwC Global & Italian CEO Survey:raddoppia l’ottimismo sull’economia mondiale

Secondo i risultati della 27° Annual Global CEO Survey di PwC – che ha intervistato 4.702 CEO, di cui 203 in Italia, in 105 paesi tra ottobre e novembre 2023- raddoppia la percentuale di CEO che si aspetta una crescita economica globale in aumento nei prossimi dodici mesi (38% vs. 18% nel 2023).

Cresce l’attenzione dei CEO sui temi legati alla sostenibilità del proprio modello aziendale nel lungo periodo, che passa dal 39% al 45% a livello globale a causa della sempre maggiore incidenza dei fattori tecnologici e ambientali sulla trasformazione delle imprese. Secondo la CEO Survey 2024, il 53% dei CEO italiani intervistati ritiene che il proprio business così come strutturato attualmente non sarà sostenibile nei prossimi dieci anni, dato in crescita rispetto al 43% del precedente sondaggio.


La percezione dei CEO italiani sulle tensioni geopolitiche risulta in controtendenza rispetto al panorama internazionale. In Italia, il 58% dei CEO intervistati ritiene che la propria azienda sia esposta ai rischi derivanti dai conflitti in corso (+1% rispetto al 2023).  La preoccupazione dei CEO a livello globale, invece, è scesa di 7 punti (53%).

Il 39% dei CEO a livello globale (43% in Italia) prevede un aumento del numero di dipendenti nei prossimi 12 mesi, con una crescita di organico stimata di almeno il 5%. Tuttavia, diminuisce la fiducia dei CEO in Italia e nel mondo sulle prospettive di aumento di redditività delle proprie aziende, che scende dal 42% al 37% a livello globale (dal 37% al 29% in Italia).

Andrea Toselli, Presidente e AD di PwC Italia, afferma: “I CEO dimostrano di essere sempre più focalizzati sulle tendenze dirompenti all’interno dei propri settori. Sono più consapevoli della necessità di rendere il proprio business sostenibile nel lungo periodo per incrementare le prospettive di redditività, anche sfruttando le aspettative in miglioramento. Che si tratti di accelerare l’innovazione tecnologica o di affrontare le sfide legate alla transizione climatica, il 2024 si prospetta un anno di trasformazione”.

L’opportunità dell’Intelligenza Artificiale Generativa


A livello globale, la maggioranza dei CEO vede l’Intelligenza Artificiale Generativa come il principale elemento catalizzatore della trasformazione aziendale nei prossimi anni. Quasi il 70% degli intervistati ritiene che, già entro i prossimi tre anni, l’IA cambierà in maniera significativa il modo in cui le loro aziende creano, forniscono e attraggono valore. In Italia, invece, i dati evidenziano una maggiore cautela sul potenziale di questa nuova tecnologia. In un orizzonte di tre anni, il 59% dei CEO italiani (70% Global) prevede una trasformazione dei propri modelli di business.

Oltre due terzi degli intervistati, sia a livello italiano che globale, sono convinti che la diffusione e l’adozione di sistemi basati sull’IA richiederanno nuove competenze (67% in Italia e 69% Global). Nei prossimi 12 mesi, inoltre, il 38% dei CEO italiani prevede che l’IA migliorerà la capacità di relazionarsi con i diversi stakeholder (48% a livello Global), mentre il 47% che contribuirà ad aumentare la qualità dei prodotti o dei servizi offerti (58% Global). Infine, emerge un’attenzione diffusa riguardo ai rischi di sicurezza informatica (64% global vs. 68% Italia), disinformazione (52% global vs. 55% Italia), responsabilità legali e danni d’immagine (46% global vs. 48% Italia), e ai preconcetti verso gruppi specifici di clienti o dipendenti nelle proprie aziende (34% global vs. 36% Italia).

I progressi sulle priorità climatiche

La transizione climatica rappresenta un fattore che impatterà significativamente nei rispettivi settori, con diverse opportunità e rischi per le imprese. Quasi un terzo dei CEO si aspetta che nei prossimi tre anni la transizione ecologica inciderà sul proprio modello di business e, invece, meno di un quarto afferma che questo cambiamento è già avvenuto negli ultimi cinque anni.

I CEO a livello globale stanno gradualmente trasformando le loro promesse in azioni concrete: il 76% del campione ha messo in atto o ha già completato misure di efficientamento energetico (87% in Italia). In Italia, il 74% dei leader aziendali (65% Global) dichiara di aver avviato iniziative per migliorare l’efficienza energetica, il 13% di averle completate (10% Global) e il 63% di lavorare all’innovazione di prodotti e servizi sostenibili a livello climatico (51% Global).
Tuttavia, molti CEO affermano di non avere un piano continuativo di iniziative per affrontare le sfide indotte dal cambiamento climatico: soltanto meno della metà dei rispondenti ha incluso il rischio climatico nella pianificazione finanziaria o sta lavorando per farlo (43% Italia vs. 45% Global) e un terzo (36% Italia vs. 31% Global) non ha ancora pianificato di farlo in futuro.

Parola d’ordine: trasformazione

Circa la metà dei CEO ritiene che il modello operativo della propria azienda non sarà più economicamente sostenibile tra dieci anni senza una trasformazione del proprio business. In particolare, la CEO Survey evidenzia come le imprese più piccole siano più a rischio. Il 56% dei CEO a capo di società con un fatturato annuo inferiore a 100 milioni di dollari ritiene che il proprio business sarà sostenibile solo per dieci anni o meno. La quota si riduce al 27% per i CEO delle aziende che fatturano più di 25 miliardi di dollari l’anno.

Due terzi (64% Global vs 65% Italia) pensano che il contesto normativo costituisca un ostacolo alla propria capacità di trasformare i modelli di business, mentre oltre metà indica priorità operative in conflitto tra loro (55% Global vs. 67% Italia) e la mancanza di competenze del personale aziendale (52% Global vs. 61% Italia). Dall’indagine, infatti, emerge che la formazione del personale è un fattore critico per mantenere la competitività della propria azienda: per il 25% dei CEO italiani la mancanza di competenze dei dipendenti è un ostacolo alla trasformazione dei modelli di business, così come la carenza di capacità tecnologiche. Un ulteriore ostacolo è costituito dall’inefficienza: i CEO giudicano come inefficiente circa il 40% del tempo passato in una serie di attività di routine – dalle riunioni alle e-mail. Una stima al ribasso realizzata da PwC del costo di questa inefficienza equivale al valore di una tassa auto-imposta sulla produttività, pari a 10mila miliardi di dollari.

Andrea Toselli, Presidente e AD di PwC Italia, conclude:

Come nell’edizione precedente della survey, i dati suggeriscono un alto grado di incertezza per i CEO che, però, si stanno attivando. Infatti, stanno trasformando i propri modelli di business, investendo in tecnologia e competenze, e gestendo i rischi e le opportunità presentate dalla transizione climatica. Per prosperare nel breve e nel lungo periodo, creare fiducia e fornire un valore duraturo e a lungo termine, le aziende devono reinventare il proprio business in un’ottica di rinnovamento continuo e sempre più rapido”.

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Emanuele Larocca

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