Mario Ruggero, il gioielliere condannato dopo aver ucciso due ladri è sul lastrico “Io non ho più un soldo, in totale mi hanno chiesto come risarcimento 3 milioni”
Mario Roggero, gioielliere di Grinzane Cavour, è stato condannato a 17 anni di carcere per l’omicidio di due presunti rapinatori, sollevando dibattiti sull’ambito della legittima difesa.
La sentenza che ha scosso il paese
Mario Roggero, gioielliere coinvolto nell’omicidio di due presunti rapinatori armati di pistole giocattolo nel suo negozio nel 2021, è stato condannato a 17 anni di reclusione. Il procuratore Biagio Mazzeo e il pm Davide Greco hanno ottenuto la condanna, segnando un punto di svolta in un caso che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e sollevato questioni legali complesse.
Analisi della difesa e dell’azione mortale
La prova chiave nel processo a Roggero è stata una registrazione delle telecamere di videosorveglianza, che ha mostrato l’evento fatale. Tuttavia, la parte più controversa è stata la valutazione della capacità di Roggero di intendere e volere al momento dell’omicidio. Il processo ha indagato approfonditamente sullo stato mentale di Roggero durante l’incidente e sulla legittimità dell’uso estremo della forza in quella circostanza.
Le conseguenze legali e finanziarie per Roggero
Oltre alla condanna per omicidio doloso plurimo e tentato omicidio, Roggero ha dovuto affrontare l’accusa di porto illegale d’arma da fuoco. In un’intervista a Libero, ha espresso il suo disappunto per la sentenza e ha descritto la sua difficile situazione finanziaria. “Io non ho un soldo. Non ho niente. Ho due mutui ipotecari sulla casa. Ho versato già 300 mila euro, quelli erano i due alloggi di mia madre. E mi sono indebitato con le banche di altri 300 mila. Avevano chiesto quasi tre milioni, per la precisione: 2 milioni e 885 mila euro”, ha dichiarato Roggero, evidenziando il peso del risarcimento richiesto dai parenti delle vittime.
Riflessioni sulla legittima difesa
La vicenda di Mario Roggero pone interrogativi cruciali sulle nozioni di legittima difesa e sulla proporzionalità delle sentenze in casi di reazioni a presunti atti criminali. La sua condanna di 17 anni rappresenta un caso emblematico che ha stimolato un ampio dibattito sulla giustizia e sull’etica nella difesa personale e nelle reazioni a minacce percepite.