Elena Cecchettin, sorella di Giulia, critica aspramente la società patriarcale e invoca una rivoluzione culturale per prevenire il femminicidio.
Gino Cecchettin si apre in un’intervista con Bild, condividendo il suo dolore per la perdita della figlia Giulia e il suo desiderio di sensibilizzare l’Italia sul problema della violenza contro le donne.
Nell’intervista rilasciata a Bild, Gino Cecchettin esprime il suo desiderio di fare qualcosa in risposta alla tragedia che ha colpito sua figlia, Giulia. “Ci sono tante Giulia nel mondo e in Italia. Voglio fare qualcosa. Voglio parlare con tutte le persone in Italia, con gli uomini, sono loro il problema”, dichiara Cecchettin. La sua volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere un cambiamento culturale è palpabile, mostrando un profondo impegno nel contrasto alla violenza di genere.
Nonostante il dolore e la rabbia, Gino Cecchettin non nutre sentimenti di odio nei confronti di Filippo Turetta, l’uomo accusato di aver ucciso sua figlia. “Non ho sentimenti di odio. Ma farò tutto perché riceva la giusta pena per quello che ha fatto”, afferma, evidenziando un desiderio di giustizia piuttosto che di vendetta. Descrivendo sua figlia come “un fiore”, Gino esprime un tenero ricordo e un amore incondizionato per Giulia.
Cecchettin descrive Turetta come un individuo dal carattere narcisistico, sottolineando la sua natura possessiva e manipolativa. “Era un narciso, una persona che deve possedere: tu sei mia o di nessun altro”, spiega Gino, riflettendo sulla dinamica tossica che Giulia aveva con il suo ex. Rivelando anche che un’amica di Giulia aveva notato il cambiamento aggressivo in Turetta, Cecchettin condivide una prospettiva inquietante sulla relazione.
Il padre ricorda di aver consigliato a Giulia di mantenere le distanze da Turetta e di incontrarlo solo in presenza di altre persone. Tuttavia, Giulia era stata dissuasa da questo consiglio a causa delle minacce di suicidio di Turetta e dal suo desiderio di aiutarlo, mostrando come spesso le vittime si trovino intrappolate in situazioni complesse e pericolose.
Raccontando il momento in cui ha appreso della morte di Giulia, Gino condivide il suo viaggio emotivo e fisico per vedere il corpo della figlia. “Quando il mio migliore amico è venuto a dirmi che era stato trovato il corpo di Giulia, mi sono messo in un angolo e ho pianto come un matto”, racconta Cecchettin. Il viaggio di 150 chilometri verso il luogo del ritrovamento e la scena del crimine è descritto come un percorso di immenso dolore, segnato dal silenzio e dalla condivisione del lutto con la sua famiglia.
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