Durante i toccanti funerali di Giulia Cecchettin, tenutisi nella Basilica di Santa Giustina, il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, ha condiviso messaggi profondi di speranza e riflessione.
La comunità di Padova si è riunita nella Basilica di Santa Giustina per dare l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin. In questa occasione, monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, ha espresso il suo tributo, ricordando la giovane scomparsa: «Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia; mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro».
Durante l’omelia, il vescovo Cipolla ha condiviso riflessioni cariche di emotività e speranza, sottolineando l’importanza di mantenere vivo il ricordo di Giulia:
«Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati».
Ha inoltre espresso il turbamento per la tragedia: «Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo».
Nel suo discorso, monsignor Cipolla ha posto enfasi sulla trasformazione del dolore in azione positiva per la società:
«La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita».
Nel suo appello ai giovani, il vescovo ha parlato dell’importanza dell’amore e della libertà: «Amore: una grande parola, una parola che orienta alla alterità, che cerca il bene dell’altro, dell’altra. Io, con la mia concreta e personale esperienza, non so parlarne se non a partire dal Vangelo e da Dio ma anche per me il riferimento è così alto da sembrare irrealizzabile, come la profezia di Isaia. I nostri, anche se umani e responsabili, sono sempre tentativi di amore, e noi siamo sempre in cammino e sempre in ricerca della strada migliore. Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!».
In un momento di riflessione per Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia, monsignor Cipolla ha espresso la necessità di trovare pace interiore: «Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia». Ha sottolineato l’importanza di trovare amore e comprensione nella vita di tutti: «Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con se stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita».
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