La famiglia Turetta affronta una difficile visita in carcere al figlio Filippo, accusato di femminicidio. Emergono nuove dinamiche sulla difesa e sull’indagine.
Visita carica di emozioni in carcere
Due settimane dopo l’arresto di Filippo Turetta in Germania, i suoi genitori, Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, si recano a trovarlo nel carcere di Verona. La visita, autorizzata dal gip di Venezia, si svolge in un contesto di grande tensione emotiva. “È mio figlio, comunque lo rivedrò,” aveva detto Nicola Turetta, evidenziando il legame indissolubile nonostante la gravità delle accuse.
Confronto tra dolore e speranza
Il colloquio tra Filippo e i suoi genitori è un momento di grande sofferenza. “Grazie per essere venuti da me,” esprime Filippo, evidenziando la sua necessità di vedere i genitori. Durante l’incontro, i genitori e il figlio si scambiano parole e lacrime, in un contesto di profondo dolore e comprensione.
Accusa e difesa: nuovi sviluppi
Filippo Turetta, nel suo interrogatorio, si assume la responsabilità delle sue azioni, pur sostenendo di aver perso la testa. “Devo pagare tutto fino alla fine, ho fatto qualcosa di terribile, ma non volevo e so che non potrete mai perdonarmi,” dice, illustrando il suo stato d’animo. La difesa si concentra ora su una strategia che escluda la premeditazione, ipotizzando un ‘omicidio preterintenzionale’.
Indagini in corso e domande irrisolte
Le indagini continuano con la necessità di chiarire aspetti cruciali. Un punto centrale è determinare il momento esatto in cui è stata inferta la coltellata mortale. Gli investigatori, guidati dal pm di Venezia Andrea Petroni, si avvalgono di analisi dettagliate, incluse quelle del Ris di Parma, per ricostruire la dinamica esatta. Inoltre, si attende il rientro in Italia della Fiat Grande Punto nera per esaminare gli oggetti sequestrati e il telefono trovato all’interno, che potrebbero fornire ulteriori indizi.