Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, rischia una pena di reclusione tra 24 e 30 anni. L’ergastolo non è previsto a causa della fine della loro relazione sentimentale.
I criteri per la determinazione della pena
Valerio De Gioia, giudice esperto in casi di violenza sulle donne, ha spiegato in un’intervista a “Zona Bianca” perché l’ergastolo non è contemplato nella condanna di Filippo Turetta.
Secondo De Gioia, la relazione sentimentale tra l’accusato e la vittima costituisce un’aggravante che potrebbe portare alla pena massima, ma solo se fosse ancora in corso. Nel caso di Turetta, la relazione era già terminata, riducendo così la gravità della pena.
Le possibilità del rito abbreviato
De Gioia ha sottolineato che l’assenza dell’ergastolo consente alla difesa di Turetta di richiedere ulteriori riduzioni di pena, incluso l’accesso al rito abbreviato. Nel procedimento penale con rito abbreviato, in cambio della riduzione dei tempi del processo, l’imputato può ottenere uno sconto fino a un terzo della pena.
Questo potrebbe ridurre la reclusione di Turetta fino a 12 anni, considerando anche le diminuzioni quasi automatiche della pena ogni quattro anni.
Influenza della capacità di intendere e volere
De Gioia ha inoltre discusso le implicazioni di uno stato di semi infermità mentale o di completa incapacità di intendere e di volere. In caso di semi infermità mentale, scatta un’ulteriore riduzione della pena. Se invece viene accertato che l’imputato non era capace di intendere e di volere, potrebbe addirittura essere assolto. Questi elementi potrebbero avere un impatto significativo sulla sentenza finale nel caso di Filippo Turetta.