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Condannato a 30 anni per l’uccisione della fidanzata con 57 coltellate, esce dal carcere dopo sei anni “Perché obeso e fuma troppo”

La scarcerazione di Dimitri Fricano per motivi di salute solleva interrogativi sulla giustizia e sulla sicurezza pubblica.

Sei anni fa, Dimitri Fricano, allora trentenne, veniva arrestato per l’omicidio della sua fidanzata, Erika Preti. La tragedia avvenne in Sardegna, dove la coppia stava trascorrendo le vacanze. Secondo la confessione di Fricano, un litigio sorto per delle briciole sul tavolo degenerò in una violenta aggressione, culminando nel brutale assassinio di Erika con 57 coltellate. Il caso scosse l’opinione pubblica, portando a una condanna a 30 anni di reclusione per Fricano.

Dimitri Fricano: la storia di un omicidio e una scarcerazione insolita

Recentemente, tuttavia, il Tribunale di sorveglianza di Torino ha deciso di modificare la modalità di scontare la pena di Fricano, concedendogli gli arresti domiciliari. La motivazione di questa decisione, come riportato da La Repubblica, è legata a gravi problemi di salute di Fricano, in particolare il suo eccessivo aumento di peso. Dall’entrata in carcere, il suo peso è aumentato da 120 a 200 kg, creando serie difficoltà di deambulazione e un elevato rischio cardiovascolare. I giudici hanno stabilito che Fricano necessita di cure adeguate, difficilmente fornibili in ambiente carcerario.

Implicazioni etiche e legali di una decisione controversa

La decisione del tribunale solleva diverse questioni etiche e legali. Da una parte, la legge prevede che le condizioni di salute possano influire sul modo in cui un condannato sconta la sua pena, tutelando il diritto alla salute. D’altra parte, l’uscita di Fricano dal carcere suscita preoccupazioni sulla sicurezza pubblica e sul senso di giustizia per la vittima e i suoi familiari.

Gli avvocati difensori hanno sottolineato l’importanza della decisione giudiziaria, evidenziando la necessità di cure specialistiche per Fricano, affermando: “I giudici hanno stabilito che debba essere curato”. Tuttavia, questa decisione rimane fonte di dibattito e controversia, ponendo in evidenza il delicato equilibrio tra diritti dell’imputato, sicurezza pubblica e il bisogno di giustizia per le vittime di crimini così efferati.