Un neonato è morto all’Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo, scatenando accuse di malasanità e l’avvio di un’indagine da parte della magistratura.
Palermo è stata scossa dalla tragica notizia di un neonato che è nato morto presso l’Ospedale Buccheri La Ferla. I familiari, devastati, puntano il dito contro il personale sanitario, lanciando accuse di malasanità. “Il bambino stava bene e poteva nascere vivo, se solo non avessero aspettato tanto per fare il tracciato”, queste le parole cariche di dolore della nonna, che risuonano come un lamento ininterrotto da quella fatidica sera.
Un sogno infranto e accuse di malasanità
La camera del piccolo, tinteggiata di azzurro, e i vestitini accuratamente preparati dalla madre F. T., di 31 anni, restano inutilizzati. La loro attesa è stata infranta quando, alla 38esima settimana di gravidanza, il loro primo figlio è nato senza vita. Le voci dei genitori e dei nonni si alzano in un coro di biasimo verso l’ostetrica di turno quella sera, colpevolizzandola per non aver eseguito gli accertamenti in tempo utile.
Passi giuridici e investigativi in atto
In risposta alla tragedia, è stata presentata una denuncia ai carabinieri, e il fascicolo è attualmente in mano alla Procura di Palermo. Nonostante non ci siano ancora indagati, il corpo del piccolo è stato sequestrato e l’esame autoptico è stato ordinato dal pm Ludovica D’Alessio per fare luce sulle cause di questa morte prematura. L’indagine è ancora in una fase preliminare, ma è palpabile la ricerca di giustizia da parte della famiglia.
La notte fatale
Per ricostruire la tragedia è necessario tornare alla sera del 5 novembre. La catena di eventi inizia giorni prima, quando A.U., il padre del bambino, porta la compagna in ospedale per un controllo. Le successive decisioni mediche, tra cui l’uso di un “palloncino” per indurre il parto e la somministrazione di un farmaco chiamato ‘Angusta’, sono ora sotto scrutinio.
L’ultima pillola, somministrata senza un successivo tracciato, è particolarmente sotto esame. La famiglia racconta di segnali di pericolo ignorati e di ritardi nei controlli che, secondo loro, hanno contribuito al fatale esito. “Da questo momento in poi non so cosa sia successo”, dice A.U., ricordando con amarezza le ore che hanno portato al cesareo d’emergenza e alla nascita senza vita del bambino.