Un ex bagnino diventato tetraplegico dopo una caduta nel 2003 in un acquapark di Monsano ha ricevuto un risarcimento di 632mila euro.
Monsano, in provincia di Ancona, ritorna agli onori delle cronache per un evento avvenuto vent’anni fa, quando un bagnino di 19 anni ha subito un grave incidente all’acquapark del luogo. La giornata di lavoro si è trasformata in un incubo quando il giovane, dopo essere sceso dallo scivolo “Kamikaze”, ha tentato di recuperare il suo fischietto. Una distrazione fatale, che gli è costata una tetraplegia: ha perso l’equilibrio, cadendo e colpendo violentemente la testa sul bordo di cemento della piscina.
La Sentenza della Corte di Cassazione
Dopo una lunga battaglia legale, la Corte di Cassazione di Roma ha emesso una sentenza che riconosce una somma di 632mila euro come risarcimento al bagnino paralizzato. L’incidente, accaduto nel giugno 2003, è stato analizzato dettagliatamente, portando alla luce delle “gravi carenze sotto il profilo della sicurezza e dell’incolumità pubblica” relative all’attrazione. Queste irregolarità sono state considerate sufficienti per attribuire una condivisa responsabilità al Ministero dell’Interno, al Comune di Monsano, a un architetto e alla società gestrice del parco, per non aver assicurato la totale sicurezza dell’attrazione.
Ruolo del comune e implicazioni legali
Il ruolo del Comune di Monsano si rivela centrale nella vicenda. Come ente preposto alla verifica dell’agibilità e alla sicurezza delle strutture, si è trovato tra i responsabili a dover partecipare al risarcimento. Nonostante il procedimento penale tenutosi presso il tribunale di Ancona abbia visto l’assoluzione del legale rappresentante della società dalle accuse di lesioni, la condanna in primo grado per la mancata osservanza delle norme anti infortunistiche è rimasta.
Riflessioni su una vita cambiata
La storia dell’ex bagnino tetraplegico rappresenta un duro promemoria di come la vita possa cambiare in una frazione di secondo a causa di incidenti lavorativi. Nonostante il sostanzioso risarcimento, rimane il fatto che nulla può compensare la perdita della salute e della mobilità. Una storia “drammatica, senza vincitori, né vinti”, che continua a far riflettere sulla importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro e di svago.