Gossip & Spettacolo

Lo psicologo Paolo Crepet durissimo con alcuni genitori “Se mia figlia 13enne esce vestita come una 26enne è colpa mia, non la sto educando”

Crepet discute l’impatto della tecnologia sui giovani, il ruolo del dialogo tra generazioni, e critica l’ipocrisia nella percezione dei giovani calciatori e delle scommesse.

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet confronta gli smartphone a comuni elettrodomestici come il frigorifero: utili ma non essenziali. “Si attaccano alla rete elettrica altrimenti si scaricano, e si usano quando c’è bisogno”, afferma. Sottolinea che oggi il dialogo tra genitori e figli non manca, ma ciò che conta è la “qualità del dialogo”. La vera sfida è evitare discussioni superficiali e puntare a interazioni significative.

Gli intrecci tra anima e società

Crepet avverte sulla necessità di affrontare e non evitare “i dolori dell’anima”. Mentre è possibile attenuare il dolore fisico, non esiste una “morfina” che possa alleviare le sofferenze dell’anima. Critica la tendenza a incolpare i social media per l’incomunicabilità tra generazioni. Secondo lui, l’incomunicabilità esiste da molto prima dell’avvento dei social: “La rivoluzione digitale l’ha acuito, non inventato”.

Accesso alla rete e protezione dei giovani

Commentando la proposta di limitare l’accesso dei giovani a certi contenuti online, Crepet sottolinea l’importanza del ruolo educativo dei genitori. “Se ammetto che mia figlia di 13 anni esca vestita come se ne avesse 26 non esercito il mio ruolo di educatore”. Pone l’accento sull’ansia in crescita tra i giovani, chiedendosi perché ci sia più ansia nel 2023 rispetto al 2018 e se il Covid-19 possa essere l’unico colpevole.

Riflessioni sul mondo dello sport e della fama

Crepet affronta la controversia relativa ai giovani calciatori che guadagnano somme esorbitanti e i rischi associati alle scommesse. Sottolinea l’ipocrisia della società nel criticare i calciatori per i loro guadagni quando sono gli stessi tifosi e sostenitori a sostenere tali cifre. Menziona anche la doppia morale nella critica verso le società di scommesse, mentre allo stesso tempo molte di esse sponsorizzano eventi sportivi.